domenica 18 marzo 2018

RECENSIONE NIENTE di Janne Teller - Orrore, identità, significato

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"Perché deve essere così importante imparare a dire grazie prego scusi e buongiorno, e come sta e altrettanto a lei, quando tra poco nessuno di noi andrà da nessuna parte, e lo sappiamo tutti benissimo, e tanto vale stare tutti quassù a mangiare susine e a guardare girare il mondo, e il sole, e a esercitarsi a far parte del nulla?"

niente recensione helenarrazioniQuando Pierre Anthon, tredici anni, sceglie di abbandonare la scuola e di salire su un albero per abbandonarsi al nulla, i suoi compagni di classe decidono di raccogliere cose che abbiano un significato, per dimostrargli quanto si sia sbagliato. Cominciano con oggetti innocenti: una canna da pesca, un pallone, un paio di sandali. Ma, ogni volta che qualcuno di loro rinuncia a qualcosa che lo rendeva felice, la catasta sembra più piccola, un inquietante sussurro che sembra insinuare: Pierre Anthon ha ragione, niente ha senso.

Così i ragazzi si spingono più in là: cedono un amatissimo criceto, un tappetino da preghiera, un'antica bandiera, la bara di un bambino. Le richieste del gruppo si fanno sempre più angosciose e il Significato ancora più lontano. Qual è il confine tra sacrificio e autodistruzione, tra ricerca del senso della vita e vendetta per la perdita dell'innocenza che ogni incertezza comporta? Abbandonati alla paura, i protagonisti finiscono per trascinarsi a vicenda in un tunnel di violenza e orrore.

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Janne Teller racconta una favola amara sull'essenza dell'esistenza immergendoci in un'esperienza collettiva, dove l'io narrante si confonde continuamente col gruppo, con l'umanità contemporanea di eterni adolescenti che avvertono l'instabilità di un terreno che ci è già franato sotto i piedi. All'interno della classe di Pierre Anthon esistono poli diversi, individualità che però finiscono sempre per riaffermare una comune mancanza, un senso d'incertezza risvegliato dalla domanda di un compagno che ha capito che gli adulti, invisibili nel romanzo e in una realtà priva di sicurezze, non esistono più.

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Il lettore, così vicino a questi adolescenti a cui viene precocemente strappata la speranza, ha il gravoso compito d'interpretare la storia della Teller, che non ha mai la pretesa di dare risposte, ma tenta piuttosto di sollevare domande cariche d'urgenza. Qual è il modo più giusto di reagire a una crisi di valori? Qual è quello più umano? È davvero possibile costruirsi un'identità personale che non sfoci nell'illusione e nel fanatismo, se si scelgono ogni giorno violenza ed estremismi?

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Ripercorrendo coi giovani protagonisti nella loro cittadina -il loro microcosmo- le tappe esistenziali che hanno trasformato gli uomini del novecento nelle monadi che siamo noi oggi, possiamo sforzarci di scorgere tra le righe di Niente il sogno di una ricostruzione dell'io fondata sul'esperienza di un dolore condiviso, sulle connessioni fra gli esseri umani e sulla propria memoria storica.

Ma, forse, il Significato -del romanzo e della vita- sta proprio in questo ciclo misterioso, nel perdere qualcosa e trovare qualcos'altro.
Dopo tutto impariamo il valore della vista solo quando siamo costretti a chiudere gli occhi.

Niente (puoi trovarlo qui)
Janne Teller
119 pagine
Feltrinelli Editore
8 €
Narrativa contemporanea




2 commenti:

  1. Bella presentazione...da come li descrivi nella finzione questo libro affronta un modo nevralgico del presente...la mancanza di desiderio di futuro...

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    1. Hai ragione, per questo penso che questo libro sia agghiacciante ma necessario!

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