venerdì 7 aprile 2017

Non lasciarmi di Kazuo Ishiguro: la fragilità dell'esistenza e il dubbio sull'umanità


Vidi di sfuggita il suo volto illuminato dalla luna, imbrattato di fango e alterato dall'ira, poi gli afferrai le braccia che si dimenavano da tutte le parti e lo tenni stretto. Cercò di divincolarsi, ma io non mollai la presa, finché smise di urlare e sentii che la rabbia lo abbandonava. Poi mi resi conto che anche lui mi circondava con le braccia. [...] per un istante fu come se ci tenessimo stretti l'uno all'altra, perché quello era l'unico modo per non essere spazzati via nella notte.

Ci sono dei libri il cui obiettivo è dare delle risposte. Assolute, incerte o paradossali. In qualche modo, rappresentano un percorso già tracciato dall'autore per il pensiero del lettore. A volte è bello lasciarsi condurre. È comodo, facile, sicuro. Insomma, una specie di annebbiamento dei sensi.
Non lasciarmi di Kazuo Ishiguro non rientra in questa categoria. Piuttosto, istiga alla riflessione e al dubbio più profondo. È un romanzo visionario e provocatorio e, per questo, indimenticabile.

Ci troviamo in Inghilterra, nei tardi anni Novanta, e una donna di trentun'anni, Kathy H., ci accoglie negli anfratti della sua memoria. La sua è stata una vita fatta, sì, d'isolamento, ma anche di relazioni uniche, perché è cresciuta ad Hailsham, un bucolico collegio di campagna in cui gruppi di bambini speciali venivano allevati da alcuni tutori. Kathy e gli altri non conoscevano né i propri genitori né il mondo al di fuori dei confini della scuola, eppure le loro vite erano già state programmate da un'autorità invisibile e sconosciuta: il loro sarebbe stato un futuro popolato da assistenti, donatori ed ospedali. Ma da bambini non avevano consapevolezza della tragicità della loro esistenza e si curavano solo delle amicizie leali, dei primi amori e della loro creatività. Una delle responsabili del collegio, la misteriosa Madame, aveva infatti il compito di selezionare disegni e poesie e portarli nella Galleria, un luogo lontano che Kathy è riuscita a comprendere solo una volta adulta.
Ormai vicina alla realizzazione del suo destino, la donna si perde nella rievocazione precisa e dettagliata degli eventi, delle persone e dei luoghi che l'hanno resa la persona che è. Così, immersi nel racconto in prima persona, coinvolti costantemente come se vivessimo nel mondo di cui Kathy ci parla, non ci rendiamo subito conto che i bambini di Hailsham sono dei cloni, progettati affinché donino i loro organi ai malati, “veri” esseri umani.

Una scena del film tratto da Non lasciarmi, con Kathy (Carey Mulligan), Ruth (Keira Knightley) e Tommy (Andrew Garfield).
Come per Kathy, questa consapevolezza cresce e si evolve dentro di noi nel corso tempo, senza darci il tempo di scandalizzarci o adirarci. Abbiamo tra le mani un romanzo distopico e non ce ne rendiamo conto, avvolti dalla malinconica intimità dei sentimenti che lega la protagonista a Ruth e Tommy, le persone più importanti della sua vita. E ogni volta che abbandoniamo il libro sul comodino, non possiamo fare a meno di sentirci turbati, incapaci d'immedesimarci con l'umanità vicina all'immortalità che ha rinchiuso Kathy e gli altri lì dove non fosse possibile vederli.
Allo stesso tempo, però, non ci è possibile empatizzare del tutto con la donna. È intelligente, sensibile, affamata d'affetto e capace di amare in maniera titanica. Il suo ontologico senso di mancanza di qualcosa d'indefinito è lo stesso di ognuno di noi. Ma il suo modo analitico di raccontare la propria vita impone a lei e a noi un certo distacco, impedendo un vero e proprio processo catartico.

Una scena del film tratto da Non lasciarmi
Ishiguro, infatti, non vuole mostrarci un futuro distorto e tragico, per farci credere che il nostro mondo, in fondo, vada bene. Non lasciarmi non è un invito a giudicare quanto di negativo ci sia nella sua realtà distopica, ma piuttosto ad interrogarci sui tratti comuni tra due universi che non sono davvero distanti. Ciò che l'autore vuole trasmetterci è una sensazione malinconica e sfuggente, un breve sussurro che ci ricorda quanto potremmo essere diversi. E quanto ci sia impossibile.

Tuttavia anche quella prima volta sembrava ci fosse qualcosa tra noi, una certa sensazione, insieme alla consapevolezza che quello era un inizio, una porta che dovevamo attraversare.[…] Ciò che intendo dire è che, fin dall'inizio, ci fu qualcosa nell'atteggiamento di Tommy che era intriso di tristezza, che sembrava significare: “Sì, lo facciamo adesso e ne sono felice. Che peccato, però, aver perso tutto questo tempo”.

L'atmosfera di rassegnazione getta un'ombra su tutto il romanzo: i protagonisti non pensano mai di ribellarsi a chi ha scritto il loro destino e, come Kathy, non fanno altro che subire gli eventi delle loro vite. E l'arte, la cultura e l'amore non possono salvarli dal dolore e dalla morte.
Per questo la storia d'Ishiguro può solo portare a porci delle domande. Ci ricorda la fragilità delle nostre esistenze. Perché, in fondo, siamo molto più simili ai nostri cloni piuttosto che all'umanità immortale e inscalfibile ritratta dalla sua penna.

Non lasciarmi (puoi trovarlo qui)
Kazuo Ishiguro
291 pagine
Einaudi
13,00 €
Narrativa contemporanea

TRAILER DEL FILM TRATTO DA NON LASCIARMIhttps://www.youtube.com/watch?v=T92u4y1aO6g

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